Alla vista di quel gesto,
iniziò a carezzarsi la lunga barba bianca con piena e lenta soddisfazione: era
contento, il suo compito era finito ed ora poteva andare via.
Non era stato semplice, ma
da quando gli era venuta l'idea del monolite le cose erano lentamente cambiate:
quei bipedi erano diventati più sicuri nelle loro scelte come nella loro buffa
andatura.
Certo, avevano ancora
tratti troppo animaleschi, uccidevano e si accoppiavano in maniera bestiale,
con urla e digrignare di zanne, eppure gli sembrava ogni giorno di vedere
cambiamenti progressivi.
Ma, notava con qualche
cruccio, mancava ancora il gesto definitivo, quello che gli avrebbe dato la
certezza che il suo lavoro era finito.
Fino a quel giorno.
Fu allora, infatti, che
scorse la novità: la femmina bipede aveva preso una piccola pietra scheggiata
come le tante che usavano per tagliare brani di carne o per scuoiare le prede.
La guardò con interesse,
poi guardò il maschio che dormiva.
E lentamente, con grande
cura, prese a raschiare il suo pube togliendo la lunga peluria fino a scoprire
la buffa pelle rosacea.
Capì, a quel gesto, che
quella specie si sarebbe evoluta.
Poteva andare, quel mondo
si era avviato verso la civiltà.
Anche l'amico Peppe, con il suo bel racconto, è altra "penna" di Asimov.
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