Cara
Meg,
è
da molto che volevo scriverti una lettera, sapessi quante volte ho acceso il
logomodem e ho iniziato a dettare, ma ogni volta, dopo poche parole, le idee si
sono arenate come un tronco d’albero sulla battigia. Oggi però è successo
qualcosa. Che ti devo assolutamente raccontare.
Sai,
il mio amore di sempre è stata la Storia, in particolare il Delitto e il
Castigo nella Storia. Oggi è argomento di noiose conferenze, ma credimi, ho
fatto una scoperta terribile, e ho bisogno di parlarne con qualcuno. Lascia
stare la protostoria, non voglio partire di lì, ma dall’inizio del terzo
millennio, quando quei maledetti geniali italiani cominciarono a capire che
andava completamente rivoluzionato il concetto di punizione. Già, maledetti,
con quel loro modo pressapochistico di risolvere le situazioni più difficili...
riuscendoci ogni volta. Vedi, quella ch'era allora chiamata Italia stava
affogando in un mare di arresti per concussione, tangenti, finanziamenti
illeciti ai partiti (buffa invenzione legale) e simili idiozie. Ebbene fu
proprio intorno al 2025 che quel bastardo d'un giudice inventò la cosiddetta Pena del Contrappasso. I colpevoli di
truffa, gli uomini politici che si erano appropriati del denaro pubblico,
quelli corrotti e i corruttori furono spogliati di tutti i loro averi, tutti,
compresi quelli lecitamente acquisiti, e lasciati liberi di vivere con la sola
pensione sociale, il minimo naturalmente. Credimi, c'era del geniale in tutto
questo, quale punizione più tremenda poteva esserci per qualcuno abituato a
vivere nel lusso più sfrenato, a sperperare soldi non suoi senza pudore, se non
quello di tentare di sopravvivere nella impietosa società d'allora con poche
migliaia di euro al mese?
Di
lì il passo fu breve. Si risolse rapidamente il problema della delinquenza
minorile. Per ogni reato commesso da un minore uno dei genitori scontava la metà
della pena. Pensaci un po', era assurdo che venissero puniti i complici di una
rapina o di un omicidio, ma lasciare impuniti i genitori di un piccolo
delinquente che avevano certo le maggiori responsabilità. Quella fu la volta
della Pena Generazionale.
Dopo
pochi anni si passò alla Pena Corporale.
No, non puoi ricordarlo, e non è come tu pensi, certo, si trattava di
menomazioni, ma temporanee. Un ladro subiva l'amputazione della mano destra
(sinistra se mancino), e, al termine del periodo di pena, la mano,
accuratamente conservata, gli veniva riattaccata come non fosse successo nulla.
Ma passare mesi se non anni senza una mano era difficoltoso. Ricordo che quando
a scuola studiavamo questo periodo tutti pensavano alla pena per i maniaci
sessuali. Per loro la prima grossa difficoltà era quella di, perdona
l'indelicatezza, orinare senza pene, C'era gente che se la faceva quasi sempre
addosso. No, non era affatto bello, e i colpevoli ci pensavano, e riflettevano.
I delitti diminuirono bruscamente, e ciò che dimostrò il successo della Pena Corporale fu che i recidivi si
ridussero praticamente a zero.
Gli
assassini venivano devitalizzati dalla testa in giù, e restavano paralizzati
per anni, dipendendo in tutto e per tutto dagli altri. E, massima punizione
psicologica, avendone perfettamente coscienza.
Quando
si giunse a scoprire il cosiddetto Gene
del Male si pensò che ormai per l'umanità intera si spalancavano le porte
del Paradiso. Non ci sarebbero stati più delinquenti, sarebbe bastato
devitalizzare quel gene e tutti sarebbero stati dei galantuomini. E così hanno
fatto.
Ma…
ma oggi ho scoperto che l'umanità è perduta, destinata a scomparire dalla
faccia della Terra. Sai, oggi ho compiuto cent'anni e ho voluto festeggiare a
mio modo questa ricorrenza. Sono sceso in strada e ho ucciso la prima persona
che m'è capitata a tiro, le ho spaccato il cranio con un colpo del mio bastone
multifunzionale.
Avresti
dovuto vedere le facce degli altri. Mi hanno guardato come fossi stato un
fantasma o un alieno. Del resto sono uno degli ultimi a non avere avuto il Gene del Male devitalizzato. Ma non
hanno reagito, hanno soltanto sollevato le spalle, e sono tornati a percorrere
la loro piatta e inutile vita.
Non
è venuta la polizia. Son quasi settant'anni che non esiste più. E allora ho
capito. Una volta c'era il male e il bene, c'era l'uomo in eterna lotta con se
stesso. Oggi non c'è più nessuno... nessuno...
Come
se fossimo una squadra di calcio e che giocassimo tutti contro nessuno, che
calciassimo i nostri palloni in mille contro una porta vuota. Sarebbe un gioco
bello soltanto per pochi attimi, poi diverrebbe tremendamente stupido. Ecco
perché oggi ho voluto scriverti. Per annunciarti la morte dell'umanità.
Io,
ultimo suo figlio ribelle, non vivrò ancora per molto, quindici, forse
vent'anni, ma credo... penso... sono quasi certo che vivrò più a lungo della
gente che mi sopravviverà e popolerà la terra per il prossimo millennio.
Domani
visiterò una di quelle meravigliose
cliniche nelle quali i bambini appena concepiti vengono privati del prezioso Gene del Male. Ho fabbricato una bomba
rudimentale e farò saltare il Reparto Devitalizzazione. Vorrei che anche tu
facessi lo stesso nella tua città e che diffondessi questo messaggio tra gli
ultimi uomini sani, col male ancora in sé, e che per cent'anni sono stati
capaci di tenerlo a freno. Avvisali, informali, ho paura di saltare in aria col
mio meccanismo, non sono sicuro che funzioni bene, ne ho recuperato uno da un
negozio di cianfrusaglie antiche.
Cos'è
il bene se non l'immagine speculare del male? Il bene non può esistere da solo
come non potrebbe esistere la mia immagine nello specchio senza di me. Oggi ci
siamo ridotti a miliardi di immagini speculari. Soltanto questo.
Il
male è vita, fa sì che la gente si unisca per combatterlo, per conquistare la
pace. Sì, carissima, conquistare la pace, quella vera, quella che prova un
guerriero alla fine di una battaglia.
Come
si potrebbe apprezzare la luce se non si temesse il buio?
Il
paradiso senza l'inferno?
Che
il male torni a vivere!
O
l'umanità si consumerà in questa sua lenta inesorabile eutanasia.
Aarold.
Un carissimo benvenuto a Donato sulle pagine di Asimov. Molto bello, suggestivo, il suo racconto.
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